Corsi e ricorsi storici: quando nel 1627, dopo l’ennesimo temporale, i sindaci di Reggio Calabria ordinavano di non buttare immondizia per le strade…

maltempo-reggio-calabria-allagamentidi Giuseppe Chirico - Il 19 ottobre 1627, dopo l'ennesimo temporale che ha danneggiato Reggio, i sindaci Giandomenico Filocamo, Pompeo Morisano e Francesco Spanò emanano la seguente ordinanza: «Banno che non buttino inbunditie et brutture nelle strate, et che accomodino dette strate».

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Lo scopo del bando è quello di vietare l'abbandono di rifiuti per strada, «perche l'experientia ci ha demostrato il notorio danno, che ha causato et causa il buttare l'immunditie et altre brutture in mezzo le piazze et strate publice». Infatti, «succedendo le piogie, venendo a scorrere le acque sono da dette immunditie trattenute; per lo che dette acque vengono con piu forzo et impito a correre verso a basso la marina», «et per dove vengono a passare causano molto danno, sì in guastare le strade d'essa Città come adacquare le case», «et particularmente impediscono il corso per dove dette acque vengono ad uscire per sotto le porte d'essa Città al mare, [le] quali per la piogia successa si hanno per tal'occasione fracassate et rotte».

Danni ingenti, quindi, occorsi non solo alle abitazioni dei privati ma anche alle porte site lungo la cinta muraria cittadina. Quelle che si affacciano lato mare sono la porta Amalfitana (detta anche "di Malfitano") a nord e la porta della Marina a sud, poco distanti l'una dall'altra: fuori dalla seconda si trova un piccolo quartiere commerciale composto da botteghe, manganelli per la lavorazione della seta, macelli e magazzini per lo stoccaggio di frumenti e merci varie; ogni anno in quello spiazzo si tiene un'importante fiera estiva.

Dunque, «volendo noi [i sindaci] per l'avenire remediare havemo fatto il presente banno per lo quale [...] ordiniamo et comandiamo a tutti et qualsivoglia persona cossì Citatina come forestiera» che «non ordisca buttare nessuna sorte di immunditie ne altri brutture in menzzo le dette piazze et strate publiche ne dentro li corsi di detti porti» dove «vengono a passare dette acque sotto pena di ducati sei per ogni volta che contravenera [...] et di pagare li danni che per detta occasione succedaranno». Inoltre, i sindaci di Reggio stabiliscono che, entro due giorni dalla pubblicazione del bando, tutti i cittadini «debbiano accomodare le strade che si trovano per detta tempesta guastate dentro d'essa Città per quanto toccara il circuito» delle «loro case sotto pena di carlini quindici», cioè di un ducato e mezzo.

Si tratta di sanzioni piuttosto pesanti, se si considera che in quel periodo, come anche nel secolo successivo, ogni mese un guardiano del porto guadagna mezzo ducato, l'archivista comunale un ducato, il gestore del servizio postale due ducati, un artigliere e un pubblico trombettiere cittadino tre ducati, e il maestro di cappella della cattedrale poco più di quattro ducati. Ma chi sbaglia paga, e infatti le contravvenzioni, quasi quattrocento anni fa, si pagano: le uniche possibili alternative sono le gelide buie carceri del castello o una latitanza potenzialmente perpetua in attesa di un indulto. E oggi?