Coronavirus, l'appello dell'arcivescovo Morosini: "Reggini, non cedete alla 'ndrangheta"

morosini31marLa Chiesa reggina in campo contro l'usura. Tra gli effetti sociali che scaturiscono dalla pandemia globale da Covid-19 c'è un aspetto che riguarda quanti non riescono ad arrivare a fine mese. Perlopiù esercenti, invischiati nei costi di gestione della propria attività spesso a conduzione familiare, che possono cedere alla tentazione di chiedere sostegno agli uomini delle 'ndrine. Una possibilità che addolora l'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova che, per mezzo del suo arcivescovo, intende rivolgere un accorato appello a queste persone in preda alla disperazione.

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«Affidiamo al Signore le nostre famiglie che vivono tante situazioni di disagio; in particolare quanti iniziano a sentire le difficoltà economiche; - ha detto monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, guida della Chiesa reggina, durante la messa celebrata ieri in diretta streaming - un pensiero particolare lo voglio rivolgere a quanti hanno delle attività a conduzione familiare o sono lavoratori autonomi, come ad esempio i tantissimi artigiani e commercianti del territorio diocesano».
Il presule prosegue: «Il Signore non faccia perdere a nessuno la speranza: l'invito pubblico che rivolgo è quello di non cedere alla tentazione di chiedere aiuto economico alla criminalità organizzata. Tenetevi lontano da questi uomini; meglio mangiare in una mensa Caritas o fare la spesa all'Emporio solidale dal quale si può sempre uscire, piuttosto che farsi imbrigliare dai ricatti della 'ndrangheta che, se in un primo momento è un supporto per risolvere i problemi immediati, alla lunga diventa una vera e propria prigionia dalla quale è difficilissimo uscirne». Parole nette, quelle dell'arcivescovo di Reggio Calabria - Bova.
Per fronteggiare questa crisi senza precedenti, la Chiesa reggina sta mettendo in campo tutte le risorse a disposizione: la Caritas diocesana sta potenziando i propri servizi, seppur limitata nell'operatività dai Dpcm diffusi per contrastare l'epidemia da Coronavirus. Va evidenziato come tutti gli operatori sono stati debitamente dotati dei dispositivi di sicurezza essenziali per poter lavorare con serenità. In particolare, è attiva una raccolta fondi (clicca quì per saperne di più) che ha l'obiettivo di sostenere l'agire dell'arcidiocesi verso chi, in questa fase, vive delle ingenti difficoltà economiche.
Sono attivi i presidi di prossimità, come il Centro d'accoglienza "San Gaetano Catanoso" per i senza fissa dimora al pari di alcune mense sul territorio: giornalmente ad Archi al Soccoro per quasi 35 persone al giorno mentre la domenica a San Giorgio Martire e San Luca Evangelista (per un totale di un altro centinaio di pasti da asporto). Da evidenziare anche l'azione di due associazioni, vicine alla diocesi, come Nuova Solidarietà e Progetto Amico che ogni sera distribuiscono alimenti per altre 55 persone. Rimane aperto l'Emporio diocesano della Solidarietà, a Cannavò, dove sono servite - ad oggi - oltre 490 famiglie. Costante è il dialogo con la task force dell'Asp per monitorare anche i bisogni sanitari dei più vulnerabili. «Siate forti, non perdete la speranza» chiosa monsignor Morosini.