Dalla Locride il Csi lancia l’idea della “Certificazione di qualità educativa” nelle società sportive giovanili

Gioiosa Jonica, territorio fragile e martoriato della Locride, ha ospitato lo scorso fine settimana il percorso formativo nazionale promosso dal Centro don Milani nell'ambito del percorso educativo "Scuola Etica e Libera di Educazione allo Sport". L'educazione sfida lo sport, il tema centrale delle due giorni formativa che ha coinvolto oltre quaranta allenatori, dirigenti ed educatori provenienti dalla Calabria e dall'Emilia. In un tempo di crisi dei processi educativi tradizionali, l'educazione chiede allo sport di mostrare il suo potenziale educativo e di dichiarare se ritiene di voler essere protagonista nel compito di restituire alle giovani generazioni proposte, relazioni e luoghi che siano adatti ed efficaci in ordine alla loro crescita. Tutti coloro che sono impegnati nell'educazione delle nuove generazioni sperimentano oggi una particolare fatica, davanti alla quale gli atteggiamenti di dimissione, di delega, di rinuncia sembrano prevalere su quelli della fiducia e di una ricerca di nuova comunicazione con i più giovani. Anche il mondo dello sport non è esente da queste difficoltà, cui sembra rispondere cedendo spesso alla tentazione di una pratica fine a se stessa, comunicando a ragazzi e giovani l'idea che l'attività sportiva possa essere finalizzata solo al risultato o all'affermazione di sé.

Entusiasta Francesco Rigitano, ideatore del progetto Seles e responsabile del Centro don Milani: «L'idea di fondo che guida il percorso educativo nazionale SELES, pensato anni fa con Paolo Cicciù ed il Csi, è la centralità del ragazzo. Oggi, servono spazi sportivi come avamposti nel territorio che, partendo dall'esistente, sappiano svilupparsi e ridefinirsi nella loro dimensione progettuale, spaziale e strutturale. Serve immaginare il luogo sportivo come "polo educativo" che garantisca un insieme equilibrato di proposte sportive, culturali ed educative e che non esaurisca la propria funzione nella semplice organizzazione delle attività, ma che abbia la forza di andare oltre, per contribuire a rispondere alle domande profonde che pongono le nuove generazioni circa il senso della vita, il suo orientamento e la sua meta».

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Ha ribadito questo concetto, partendo dal documento "Educazione e Sport" realizzato durante l'incontro del 2011 in Vaticano, anche il presidente del Csi di Reggio Calabria Paolo Cicciù, ospite della due giorni. «La formazione è una parte fondamentale del processo educativo, senza la quale l'intervento nei confronti dei ragazzi diviene superficiale e non duraturo. Lo sport è il "luogo" della ricerca di se stessi, dell'incontro con i propri limiti, della messa alla prova delle proprie potenzialità. E' il luogo delle relazioni e della ricerca dell'altro. Il progetto Seles è una novità assoluta nel panorama sportivo nazionale. Vogliamo diffondere quest'idea di educazione e sport. Bellissimo aver coinvolto altre Città e tantissimi operatori dello sport. Sono, infatti, numerose le società sportive che stanno chiedendo di aderire al percorso che punta decisamente a creare la "Certificazione di qualità educativa" nelle società sportive giovanili». Durante l'appuntamento formativo, guidato da educatori e psicologi del centro, è emerso chiaramente che educare con lo sport tuttavia non è un fatto scontato: l'educazione ai valori attraverso lo sport è più affermata retoricamente che realizzata nella pratica. Spesso chi si occupa di sport deve fare i conti con un luogo comune: che educare praticando lo sport sia un fatto scontato, come se lo sport avesse in sé un misterioso e potente "fattore x" per cui basta coinvolgere i ragazzi in una squadra sportiva perché essi ne ricavino automaticamente lezioni di vita circa la lealtà, il rispetto delle regole, la cooperazione, la tensione a migliorarsi sempre. Educare con lo sport non è scontato né facile. L'intenzionalità educativa è il cuore dell'attività sportiva e va messa al primo posto, ponendo tutti gli altri elementi al suo servizio. Essa è l'anima, è il fuoco dell'attività sportiva che genera il progetto educativo, che aiuta ad osare e a scommettere sui grandi ideali. L'intenzionalità educativa è dunque l'elemento che trasforma l'attività sportiva in una vera esperienza di vita e chiede che gli allenatori non si accontentino di assumere un ruolo tecnico, ma non smettano mai di accompagnare con un vero atteggiamento educativo la loro azione e il loro rapporto con i ragazzi. Anche Don Pino De Masi e Deborah Cartisano, ospiti dell'appuntamento formativo di Gioiosa Jonica, hanno valorizzato lo sport come esclusivo e importante strumento per la promozione della vita e della legalità. Entrambi hanno ribadito che Libera, sarà al fianco dei promotori del progetto educativo Seles. L'idea che parte dalla locride è significativa e rivoluzionaria.

L'attività sportiva giovanile deve puntare a creare percorsi educativi oppure perde il suo reale significato. Da questo territorio, dove criminalità e illegalità governano i processi sociali e culturali, da questo territorio dove, spesso, lo sport è in mano alle famiglie mafiose e utilizzato come spazio di consenso, una rete di associazioni vuole sfidare lo sport, rivestendolo della grande responsabilità che ha: educare e promuovere legalità e partecipazione.