Il ritorno di Mimmo Lucano a Riace: “Non appartengo al partito degli amici degli amici. Volevo solo dare un contributo per la nostra terra”

lucanomimmo8setdi Mariateresa Ripolo - "Oggi per me questa è un'occasione importantissima, forse più del Tribunale di Locri, per poter spiegare alla stampa e alla gente della Calabria e a tutti". Così Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, dopo il ritorno nel borgo che ha amministrato per anni, consentendogli di diventare famoso in Italia e nel mondo non solo per i Bronzi, ma anche per il modello d'accoglienza e di integrazione diventato però anche un caso giudiziario, dopo il coinvolgimento dello stesso Lucano nell'inchiesta "Xenia".

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L'ex sindaco è rientrato a Riace da alcuni giorni, dopo che il Tribunale di Locri ha revocato il divieto di dimora. Oggi Lucano, che è tuttora imputato per le presunte irregolarità commesse da sindaco proprio nell'ambito della sua idea di accoglienza, racconta la propria verità: "Istintivamente quando sono arrivato a Riace il primo pensiero è stato quello di dire che non ho rancori verso nessuno. Non mi ha lasciato segni se devo essere sincero. E' stato un periodo in cui si alternavano momenti di solitudine ma è stata l'occasione per raccontare in giro per l'Italia".

Nel corso della conferenza stampa, Lucano parla della propria buonafede e della propria attività in quegli anni da sindaco: "Volevo solo dare un contributo per il riscatto della nostra terra. Per l'acqua pubblica e il settore dei rifiuti mi sono impegnato molto. Il modello Riace alla fine cos'è? Quattro case occupate dai migranti, un bonus per queste persone per potersi comprare qualcosa. Ma come mai tutti vengono a Riace se è così negativa la situazione? Tutti si sono concentrati qui, ha attirato un sacco di interesse".

L'ex sindaco rivendica quindi la propria azione, che ha fatto parlare di Riace e in generale della Calabria, per altro, rispetto alla criminalità organizzata: "Riace è stato un paese alla deriva. Io non appartengono al partito degli amici degli amici in nessun modo! L'accoglienza ha avuto una funzione economica e non solo culturale". Poi l'inizio dei problemi: "Il mondo ha raccontato una cosa alcuni funzionari ne hanno raccontate altre. La storia è cominciata prima, quando non ero Sindaco e due persone hanno collaborato. Monsignor Bregantini che ha cercato di dare un forte impulso per non rassegnarci e un sindaco ex democrazia proletaria. A Riace l'accoglienza è stata una cosa di volontariato, dove c'era una rassegnazione sociale. Noi non abbiamo fatto una sostituzione etnica, abbiamo reso gli sbarchi un'occasione. Nel 2004 sono diventato Sindaco e fino al 2016 non mi ero neanche accorto di aver costruito una comunità globale. Dove accoglienza e immigrazione sono state un'occasione di rinascita del luogo. Questo contrasta con una situazione mediatica in cui accoglienza e immigrazione erano diventati i drammi sociali".

E' un fiume in piena, Mimmo Lucano, e si sofferma anche sulla propria controversa vicenda giudiziaria: "Cinque volte sono state fatte richieste per la revoca delle misure cautelari e sono state rigettate. Non sono esperto in giurisprudenza ma so che la Cassazione è l'ultimo grado di giudizio e mi ha dato ragione. Le vicende giudiziarie sono a due livelli, sia a livello giudiziario sia a quello mediatico. Per me questo è un processo, una strategia denigratoria spesso può far male. Spesso si costruiscono cose che non sono reali. Tutti possiamo dire di essere innocenti, voglio dire che la partita è ancora aperta e voglio che si faccia chiarezza. Voglio che si faccia luce e che non ci siano dubbi anche per la mia famiglia. Mio figlio Roberto mi ha chiamato e mi ha chiesto se ho fatto queste cose. A volte ho anch'io il dubbio...".

La platea ride.

Ma Lucano torna serio. E ricorda quello che, ormai, è diventato il suo manifesto ideologico, in cui moltissima gente si riconosce: "Sul piano politico Riace dimostra nella sua concretezza e non nelle parole in termini di accoglienza. L'accoglienza per me è un elemento di consapevolezza e sdegno nei confronti delle ingiustizie del mondo per tutte quelle persone sono costrette a fuggire dalle guerre e dalla disperazione".